Giustizia climatica: la Cassazione dà ragione a Greenpeace e Recommon contro Eni
“Da oggi anche in Italia è finalmente possibile ottenere giustizia climatica”. È arrivata la decisione della Corte di Cassazione – attesa da febbraio – sul caso Eni, ed è una sentenza storica: la Corte ha stabilito che anche nel nostro Paese è possibile avviare una causa climatica per accertare le responsabilità di istituzioni e grandi aziende, come quelle fossili, negli effetti del riscaldamento globale. “Questa sentenza storica dice chiaramente che anche in Italia si può avere giustizia climatica – commentano Greenpeace Italia e ReCommon -. Nessuno, nemmeno un colosso come Eni, può più sottrarsi alle proprie responsabilità. I giudici potranno finalmente esaminare il merito della nostra causa (La Giusta Causa): chi inquina e contribuisce alla crisi climatica deve rispondere delle proprie azioni”.
Le tappe che hanno portato alla decisione
Il 9 maggio 2024 ReCommon, Greenpeace e 12 tra cittadine e cittadini, avevano portato Eni in tribunale con l’accusa di essere corresponsabile della crisi climatica, al pari di altre che traggono enormi profitti dai combustibili fossili. La causa civile era inoltre stata estesa al Ministero dell’economia e delle finanze e a Cassa depositi e prestiti che esercitano “un’influenza dominante” sul “cane a sei zampe”, dato che ne possiedono rispettivamente il 29,751% e il 2,085% delle azioni (la maggioranza delle azioni). Ma negli ultimi mesi questa azione legale è stata ostacolata dalla contestazione di Eni e delle altre parti citate, che hanno eccepito il difetto di giurisdizione del giudice ordinario. Per questo motivo Greenpeace, ReCommon e i cittadini aderenti a “La Giusta Causa” hanno chiesto alla Cassazione di esprimersi definitivamente sulla possibilità di avviare simili procedimenti in Italia.
Cosa succede ora
Il verdetto influenzerà tutte le cause climatiche in corso e future in Italia, rafforzando la tutela dei diritti umani minacciati dalla crisi climatica, già riconosciuti dalla Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU). Grazie a questa decisione, potrà ora entrare nel merito la causa intentata contro Eni, Cassa Depositi e Prestiti e il Ministero dell’Economia e delle Finanze da Greenpeace Italia, ReCommon e 12 cittadine e cittadini presso il Tribunale di Roma, con l’obiettivo di imporre alla società il rispetto degli impegni previsti dall’Accordo di Parigi. La pronuncia rappresenta un punto di svolta per il contenzioso climatico nel nostro Paese e traccia un precedente giuridico di rilievo per tutte le future azioni legali in materia. Si inserisce, a pieno titolo, tra le più significative sentenze europee e internazionali nell’ambito delle climate litigation.
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