Italia e Goal 15: più del 7% del suolo italiano è consumato

Italia e Goal 15 Agenda 2030

 

Di seguito un approfondimento sull’Italia e il Goal 15 dell’Agenda 2030 (tratto dal Rapporto ASviS 2024)

 

La crisi della biodiversità e della natura non si arresta. Per fare qualche esempio, l’area forestale globale continua a diminuire (dal 31,9% del totale nel 2000 al 31,2% nel 2020), principalmente a causa dell’espansione agricola, nonostante i notevoli progressi compiuti nella gestione sostenibile delle foreste. Allarma anche il ritmo dell’estinzione: oggi 44mila specie sono a rischio. Il mondo è dunque in ritardo sull’attuazione del Goal 15 dell’Agenda 2030 che intende proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica.

Anche in Italia si rileva un andamento costantemente negativo, principalmente a causa dell’aumento (tra il 2012 e il 2022) di 2,8 punti percentuali dell’indice di copertura del suolo e di 1,7 punti percentuali della frammentazione del territorio naturale e agricolo. Oggi il 7,14% del suolo italiano è impermeabilizzato, mentre la frammentazione del territorio è al 40,8%. Come rilevato dal Rapporto ASviS 2024, ciò rende impossibile il raggiungimento del Target 15.3 che intende azzerare il consumo di suolo entro il 2030.

Anche il Target 15.5 risulta difficilmente raggiungibile: a fronte di un obiettivo di aree protette fissato al 30% (entro il 2030), oggi in Italia circa il 22% è sotto qualche forma di protezione. Ciò che scoraggia è che negli ultimi la quantità di aree protette resta stabile, pertanto non viene registrato quell’incremento che servirebbe.

Migliora, invece, il coefficiente di boscosità aumentato di 2,2 punti percentuali tra il 2010 e il 2020.

In termini di novità emerse nel corso dell’ultimo anno, il Rapporto ASviS ricorda l’entrata in vigore del Regolamento europeo sul ripristino della natura che presenta una serie di obiettivi che dovranno essere condivisi con la Strategia nazionale per la biodiversità (si veda anche il nostro approfondimento sulla Nature restoration law).

In Parlamento è poi in discussione il Disegno di legge (A.S. 948) che modifica la Legge 6 dicembre 1991 (n. 394) relativa alle aree protette. Il Disegno prevede la predisposizione di nuove misure in linea con le modifiche all’art.9 della Costituzione e i Rapporti sul capitale naturale. L’ASviS, invitata in audizione il 7 luglio 2024, ha ravvisato la necessità di rivedere il testo integrando la normativa nazionale sulla gestione delle aree protette e la normativa europea per il ripristino della natura, allo scopo di perseguire una gestione integrata del capitale naturale, aumentando così l’efficacia concreta delle azioni orientate a uno sviluppo economico “positivo per la natura” (come indicato anche nei recenti atti del G7 a Presidenza italiana).

 

Proposte (pag 180-182)

Mettere la protezione e il ripristino della natura al centro delle politiche, rispettare gli accordi internazionali, assicurare la tutela e la gestione sostenibile degli ecosistemi.

Definire un piano integrato per la protezione e il ripristino della natura in grado di superare la logica emergenziale di risposta agli effetti climatico-ambientali, definendo le singole azioni come una “grande opera pubblica di conservazione e ripristino”.

Assicurare la tutela e la gestione sostenibile degli ecosistemi nel rispetto del nuovo art. 9 della costituzione: ogni atto di pianificazione urbanistica e di trasformazione d’uso del suolo dovrà essere valutato alla luce della gerarchia inclusa nella Strategia europea per il suolo.

Considerare il principio europeo del Do no significant harm nell’uso irriguo, industriale e civile dell’acqua, e integrare nei costi finali quelli ambientali, come previsto dalla Direttiva quadro sulle Acque e in applicazione del Decreto ministeriale 24 febbraio 2015, n. 39.

Creare tavoli di lavoro integrati con la partecipazione del sistema bancario-finanziario, del sistema produttivo e della comunità scientifica al fine di delineare meglio le strategie da perseguire e definire indicatori finanziari connessi alla tutela del capitale naturale e della biodiversità.

Impostare una concreta valutazione ex ante ed ex post delle politiche pubbliche nell’ottica del capitale naturale, anche attraverso l’uso dei dati forniti dal Sistema di contabilità economico-ambientale (Seea).

 

E in Europa?

Tra il 2010 e il 2022 la gestione degli ecosistemi terrestri è in costante, anche se limitato, declino. Analizzando alcuni indicatori, L’ASviS segnala che la superficie delle aree protette è aumentata di 1,7 punti percentuali dal 2010 al 2021, mentre l’impermeabilizzazione del suolo è aumentata di 1,3 punti dal 2012 al 2018. La situazione relativa al Goal 15 peggiora in quasi tutti i Paesi dell’Unione, in particolare a Cipro, a Malta, e nei Paesi Bassi.

In generale, sia l’Ue sia l’Italia, mostrano risultati poco confortanti sui Target 15.3 e 15.5 dell’Agenda 2030.

 

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