High level political forum: aumentano povertà e fame nel mondo
Mentre sono in corso i preparativi per il Summit del futuro del prossimo 22 e 23 settembre, l’High-level political forum (Hlpf), il vertice Onu che fa il punto sullo sviluppo sostenibile, si è concluso il 17 luglio con l’adozione da parte degli Stati membri delle Nazioni Unite di una dichiarazione ministeriale che intente aumentare gli sforzi multilaterali per raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030.
Nella dichiarazione “Reinforcing the 2030 Agenda and eradicating poverty in times of multiple crises: the effective delivery of sustainable, resilient and innovative solutions” vengono descritte le trasformazioni che devono investire il mondo intero per la creazione di un futuro più giusto, equo e inclusivo, in modo da “non lasciare nessuno indietro”.
Dall’High level political forum una panoramica sullo sviluppo sostenibile
L’Hlpf, tenuto sotto gli auspici dell’Ecosoc (Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite), quest’anno si è concentrato sull’analisi relativa a cinque Obiettivi dell’Agenda 2030: sconfiggere la povertà (SDG1); sconfiggere la fame (SDG2); lotta al cambiamento climatico (SDG13); pace, giustizia e istituzioni solide (SDG16); e partnership per gli Obiettivi (SDG17).
Durante l’evento iniziato lo scorso 8 luglio, è stata descritta la situazione che attraversa lo sviluppo sostenibile sul piano globale. Secondo il Sustainable Development Goals Report 2024 delle Nazioni Unite, pubblicato il 28 giugno 2024, al momento solo il 17% degli SDGs potrà essere raggiunto nei prossimi sei anni. Per invertire la tendenza, ai Paesi in via di sviluppo servirebbero 4mila miliardi di dollari in più di quelli che hanno oggi a disposizione per l’Agenda 2030. Il Rapporto rivela anche che nel 2022 circa 23 milioni di persone in più rispetto al 2019 vivevano in povertà estrema e oltre 100 milioni in più soffrivano la fame. Di pari passo continuano ad aumentare le concentrazioni di gas serra, che hanno raggiunto livelli record nel 2023.
Tuttavia, ci sono stati alcuni progressi. Il mondo ha per esempio compiuto passi avanti nella lotta all’Hiv e sull’emergere di nuove infezioni, che nel 2022 sono diminuite del 27% rispetto al 2015. Il numero di decessi di bambine e bambini sotto i cinque anni ha poi raggiunto un minimo storico di 4,9 milioni nel 2023. La quota di energia rinnovabile (sul consumo energetico totale) è aumentata dal 16,7% nel 2015 al 18,7% nel 2021. Circa il 95% della popolazione mondiale ha oggi accesso a internet (un aumento del 70% negli ultimi otto anni analizzati).
Argomenti di dibattito e Voluntary national reviews
Nel corso del summit le delegazioni hanno negoziato per oltre 70 ore. Paula Narváez, presidente dell’Ecosoc, ha affermato che con la dichiarazione ministeriale è stato compiuto “ogni sforzo per riunire le diverse posizioni contrapposte e presentare un documento ambizioso ed equilibrato”, e che “questo forum politico di alto livello ha evidenziato che non è troppo tardi per rendere lo sviluppo sostenibile una realtà”.
Posizioni contrapposte che si sono palesate quando si è cercato di inserire nella dichiarazione un paragrafo che “esortasse fermamente” gli Stati a non applicare qualsiasi misura economica, finanziaria o commerciale in conflitto con il pieno raggiungimento dello sviluppo economico e sociale, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. A far discutere anche la posizione di Israele, che ha chiesto la cancellazione di un paragrafo in cui veniva riconosciuto che lo sviluppo sostenibile non può essere realizzato senza pace e sicurezza (e viceversa).
Trentasei Paesi hanno poi presentato le proprie Voluntary national reviews (Vnr), documenti elaborati dai Paesi per descrivere quanto hanno fatto finora e per fornire informazioni su come intendono alimentare nuove politiche votate alla sostenibilità (l’Europa ha presentato la sua Vnr lo scorso anno, l’Italia nel 2022). Tra questi l’Ecuador, che segnala che il 94,3% del piano di sviluppo nazionale è allineato con l’Agenda 2030, e l’Armenia, che ricorda che la percentuale di seggi occupati da donne nell’Assemblea nazionale è del 36,45% e che il 40% dei dipendenti nei settori delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e delle start-up innovative sono donne (il doppio della media internazionale del 20%).