Crisi alimentare: nella Striscia di Gaza la più grave mai registrata
Il 2023 segna il quinto anno consecutivo di aumento delle persone che affrontano alti livelli di crisi alimentare. Nonostante una leggera diminuzione percentuale rispetto al 2022, i numeri sono ancora significativamente superiori ai livelli pre-pandemia. Rispetto all’anno precedente, infatti, altre 24 milioni di persone sono state costrette ad affrontare condizioni di insicurezza alimentare acuta, portando il totale a livelli allarmanti. Questa crescita è determinata sia da un peggioramento delle condizioni in alcuni Paesi, sia dall’espansione della copertura delle analisi effettuate. I numeri del Global Report on Food Crises 2024.
Crisi alimentare: nella Striscia di Gaza la peggiore
Il conflitto continua a essere un fattore determinante nell’insicurezza alimentare. Nel 2023, le crisi alimentari si sono intensificate in aree già colpite, come nella Striscia di Gaza e nel Sudan. In questi territori, il deterioramento della sicurezza ha portato ad un aumento drastico della malnutrizione e delle persone a rischio carestia. La Striscia di Gaza è diventata l’epicentro della crisi alimentare più grave nella storia, con l’intera popolazione – 2,2 milioni di persone – in fase 3 o superiore dell’IPC – l’IPC, cioè la Classificazione Integrata della Sicurezza Alimentare, fornisce una scala in termini di gravità della crisi alimentare. La scala parte dalla fase 1, situazione meno grave, e arriva alla fase 5, situazione più grave o catastrofica -. Ma ciò che succede in Sudan è altrettanto preoccupante: il Paese ha registrato il numero più alto di persone al mondo in fase 4, ovvero in stato di emergenza alimentare, con una forte richiesta di assistenza urgente.
I numeri della crisi alimentare
Nel 2023, oltre 0,7 milioni di persone in cinque Paesi hanno affrontato una catastrofe alimentare (fase 5), quasi il doppio rispetto al 2022. Le crisi maggiori sono concentrate in paesi come Sud Sudan, Burkina Faso, Somalia e Mali. In parallelo, 36 milioni di persone hanno vissuto in condizioni di emergenza (fase 4), con Sudan e Afghanistan tra i Paesi più colpiti. Questo dato rappresenta un aumento del 4% rispetto al 2022.
Fattori che alimentano l’insicurezza alimentare
Tre fattori principali hanno guidato la crisi alimentare nel 2023: conflitti, shock economici ed eventi climatici estremi. In particolare, i conflitti hanno colpito 20 Paesi, costringendo 135 milioni di persone a vivere in condizioni di insicurezza alimentare acuta. Parallelamente, gli shock economici hanno avuto un impatto significativo su 75 milioni di persone in 21 Paesi, mentre gli eventi climatici estremi – aggravati dal fenomeno di El Niño e dalla crisi climatica – hanno esacerbato la crisi alimentare per 72 milioni di persone in 18 paesi.
Malnutrizione acuta: una crisi nella crisi
Nel 2023, oltre 36 milioni di bambini sotto i cinque anni in 32 Paesi hanno sofferto di malnutrizione acuta, di cui 10 milioni in condizioni particolarmente gravi. La crisi alimentare, soprattutto nelle aree interessate dai conflitti, ha colpito in modo devastante anche donne incinte e in allattamento. La mancanza di accesso a cibo nutriente, servizi sanitari e acqua potabile ha peggiorato la situazione nutrizionale, aumentando il rischio di malattie infettive e mortalità.
Le prospettive dello studio
Conflitti e insicurezza, soprattutto nella Striscia di Gaza, nel Sudan e ad Haiti, continueranno a guidare l’insicurezza alimentare. Gli effetti di El Niño e i cambiamenti climatici influenzeranno ulteriormente la produzione alimentare globale, mentre i livelli di debito insostenibili e l’alta inflazione alimentare limiteranno la capacità dei governi di rispondere a queste crisi. E l’aiuto umanitario, un’attività già in diminuzione, rischia di aggravare ulteriormente la situazione.