Referendum trivelle: cosa si vota il 17 aprile

Il Consiglio dei Ministri ha deciso: si vota il 17 Aprile per il referendum No Triv.
In quel giorno i cittadini italiani dovranno pronunciarsi sul “prolungamento a vita delle concessioni petrolifere a scadenza entro le 12 miglia al largo dei nostri mari”.
In pratica i cittadini saranno chiamati ad esprimere un parere sulla ricerca di idrocarburi (gas e petrolio) al largo delle nostre coste.
Votando “SI”, il cittadino italiano oltre a non concedere il permesso di estrazione del petrolio dal sottosuolo marino, vieterà l’utilizzo del giacimento durante tutta la sua vita utile, cioè fino a quando la società chiamata in causa riuscirà ad estrarre l’ultima goccia di petrolio.
Quando si parla di “trivellazioni offshore” (in mare), il rischio di un incidente è sempre presente, infatti, non si posseggono ancora tecnologie tali da scongiurarlo.
Ne è un chiaro esempio (è forse quello che ha aperto gli occhi al mondo sul pericolo derivante dalle trivellazioni in mare aperto) l’incidente avvenuto al largo delle coste messicane provocato dalla British Petroleum. L’incidente del 2010 avvenuto nel Golfo del Messico e durato per 106 giorni, è stato battezzato come il peggior disastro ambientale nella storia americana, ha causato lo sversamento in mare di milioni e milioni di barili di petrolio provocando gravi e irreparabili danni alla salute umana, alla fauna e alla flora e generando ingenti costi economici che di fatto, ricadono sempre sulle spalle dei cittadini.
È questo il motivo per cui, questa volta, al fianco dei comitati e delle associazioni ci sono anche le Regioni e i comuni che invece di puntare sulle scarse risorse di idrocarburi al largo delle loro coste, vorrebbero tutelare il proprio territorio puntando sul turismo e la qualità della vita.
Gli italiani, dunque, sono chiamati ancora una volta ad indicare la strada energetica da seguire (dopo aver espresso voto contrario già 2 volte al nucleare) ed è proprio questo un punto fondamentale sul voto del 17 Aprile.
Sappiamo perfettamente che il permesso a trivellare regalerà al massimo due anni di dipendenza energetica all’Italia (dato confermato sia dal Governo che da fonti internazionali come la BP Statistical Rewiew), quindi, parliamo di una risorsa molto limitata, perché sfruttarla con il rischio che i danni potrebbero superare di gran lunga i benefici?
Inoltre, non dobbiamo mai dimenticare, che siamo in pieno periodo post COP 21 dove, davanti al mondo intero, abbiamo dichiarato i nostri impegni di riduzione delle emissioni.
Qualcuno, poi, potrebbe obiettare che non trivellare vorrebbe dire perdere dei posti di lavoro ma questa è soltanto una piccola verità che sa di grossa bugia. Dire no alle trivellazioni non vuol dire restare immobili ma vuol dire scegliere la strada delle energie alternative che in proporzione portano molti più posti di lavoro del settore fossile (addirittura secondo UK Energy Research Centre il rapporto è di 10 a 1!).
In conclusione, il 17 Aprile non si vota solo per fermare le trivelle, si vota per non fermare il nostro Paese, si vota per decidere del futuro delle generazioni presenti e future, si vota per la propria idea di Nazione, per la visione dell’Italia tra 10/20/30 anni e saremo ancora noi ad indicare la strada: non mi sembra cosa da poco.

 

Articolo pubblicato su giornalistinellerba.it

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