La mia Green Week
Da Brindisi a Ferrara, da Napoli a Padova passando per Roma, e poi ancora Sicilia, Lombardia, Piemonte, Marche. C’era tutta Italia dentro il progetto studenti promosso all’interno della “GREEN WEEK“, settimana dove tra visite aziendali e conferenze si è parlato tanto di sostenibilità.
Durante il tour le “fabbriche della sostenibilità” sparse per il Veneto, abbiamo avuto prova che anche grosse aziende possono mettere in atto pratiche di sviluppo attente all’ambiente e al benessere del cittadino. Grafica Veneta (terza tipografia d’Europa) ci ha spiegato come poter produrre 6 libri al secondo ed essere comunque rispettosi dell’ambiente attraverso l’uso di carta certificata “deforestazione zero“. Inoltre, recuperando l’energia utilizzata per il raffrescamento e il riscaldamento dell’edificio direttamente dai loro macchinari e con la costruzione di un immenso tetto fotovoltaico sono riusciti a neutralizzare le emissioni di CO2. Diadora, per l’occasione, ci ha presentato il nuovo modello di scarpa della collezione “Heritage Equipe CFP”, sulla quale è stato effettuato uno studio di Carbon Foot Print e grazie a questo è diventata la prima azienda italiana (del mondo calzaturiero) a ricevere la certificazione Environmental Product Declaration (EPD).
Agricola Grains e Latte Busche confermano che anche senza l’uso smisurato di pesticidi ed altri prodotti chimici dannosi alla salute umana si possono avere volumi di produzione pari alle aziende meno virtuose. Inoltre, attraverso la visita della centrale idroelettrica Ponte Mas e dell’Interporto di Padova siamo riusciti a capire meglio come si crea energia dallo scorrere di un fiume e il modo in cui schizzano le merci da un capo all’altro del Pianeta sottolineando l’urgenza di intensificare il commercio su rotaia per abbattere il fattore tempo e i volumi di CO2.
La parte relativa al festival “io non spreco” si è tenuta a Trento. Dopo l’evento di apertura si è parlato di geopolitica della green economy dove, a dir la verità, di green non abbiamo intercettato molto. Al tavolo del dibattito partecipavano Massimo Nicolazzi e Alessandro Profumo, entrambi con esperienze presenti e passate all’interno di grosse società petrolifere. Ci è parso di leggere, nelle loro parole, un punto di vista che lascia poco spazio alla speranza: nessuna alternativa all’uso dei combustibili fossili, come se il mondo sia destinato a cadere sotto i colpi del cambiamento climatico inferti dalla ricerca dell’ultima goccia di oro nero. In sala era forte la sensazione di trovarsi alla “fossil hour” piuttosto che alla Green Week.
Mi chiedo come sia possibile non accorgersi di essere dalla parte sbagliata della storia, soprattutto dopo COP21. Come si faccia a non vedere il cambiamento in atto nel mondo. Il nostro problema è il tempo: siamo già in ritardo e dobbiamo agire in modo tempestivo per mitigare i cambiamenti climatici cercando di incoraggiare i segnali positivi che ci arrivano da ogni parte del mondo. Segnali esposti in modo accurato da Gianni Silvestrini (direttore scientifico Kyoto Club, presidente GBC Italia) intervenuto prima per parlarci dei green building (come riqualificare gli edifici e renderli sostenibili) e poi per presentare la seconda edizione del suo “2°C. Innovazioni radicali per vincere la sfida del clima e trasformare l’economia“. Silvestrini ha sottolineato come lo scorso anno (è stato l’anno più caldo da quando si hanno rilevazioni della temperatura) le emissioni di CO2 siano calate nonostante l’aumento del PIL mondiale e ha ricordato che è stato anche un anno record di investimenti nelle rinnovabili pur avendo avuto un basso prezzo dei combustibili fossili (tuttora il prezzo del petrolio oscilla tra i 30 e i 35 $ al barile). Tutto questo, unito alle buone intenzioni messe in atto da Cina e Stati Uniti può solo essere visto positivo in ottica 2°C (inteso come aumento medio della temperatura, obiettivo imposto dalla scienza per scongiurare catastrofi irreversibili su larga scala).
Il secondo giorno dell’io non spreco si è aperto con un dibattito sul futuro delle energie rinnovabili presieduto da Sergio Ferraris (direttore QualEnergia.it, consulente scientifico di Giornalisti nell’Erba). È emerso che noi italiani oltre a possedere un enorme potenziale di mix energetico, siamo all’avanguardia anche riguardo la produzione di tecnologie legate al rinnovabile. Purtroppo il punto dolente è il nostro continuo ritardo nei confronti delle altre nazioni sotto l’aspetto della programmazione. Manca ancora una politica industriale legata ad un vero piano di politica climatica/energetica. La giornata ha proposto anche altre tematiche come il rapporto finanza/greeneconomy introdotto da Iris Corberi (direttore BioEcoGeo) in cui si sono messe in luce le buone pratiche finora adottate. Altro argomento è stato il rapporto uomo/risorse naturali e in particolare come l’acqua sia un bene prezioso, da non sprecare. Tema analizzato perfettamente attraverso il contagioso entusiasmo di Gabriella Chiellino (presidente gruppo eAmbiente).
È all’interno del Muse (bellissimo museo di scienze, da visitare assolutamente) che si conclude la Green Week, questa full-immersion di 6 giorni in cui si è parlato anche di economia circolare, smart city, mobilità sostenibile, ecosistemi, avendo sempre al centro del dibattito il clima, i suoi tavoli e i suoi accordi globali.
La Green Week è una manifestazione interessante, da seguire se si ha a cuore il proprio futuro e quello delle prossime generazioni. Ciò che, però, ha reso la settimana “unica” sono state le persone, persone che hanno voglia di cambiamento. Ci sono stati scambi di opinioni, di competenze, di domande e di risposte, di interessi, di idee, di birre e di risate e tutto, nel pieno rispetto della sostenibilità.
-Grazie all’organizzazione e a chi ha fatto i “salti mortali” per indirizzarci al posto giusto nel momento giusto-