IEA: “vicino il picco delle fonti fossili ma per il clima non basta”

 

Il mondo dell’energia vive uno dei tanti momenti di fibrillazione della sua storia. Prima la pandemia, poi i drammatici conflitti in Ucraina e in Medio Oriente, hanno innescato una serie di stravolgimenti sul piano geopolitico capaci di ridisegnare, ancora una volta, l’assetto del mercato energetico. In un contesto così complesso e difficile da decifrare l’emergere di un nuovo tipo di economia, basata su energie pulite e meno “dipendenti”, può essere la giusta soluzione per la costruzione di un futuro meno instabile.

Si tratta di uno dei messaggi presenti nel “World energy outlook 2023” (Weo), studio che l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) ha pubblicato il 24 ottobre, che racconta come le tecnologie pulite giocheranno un ruolo sempre più significativo da qui al 2030. Tra gli altri messaggi chiave presenti nel Rapporto troviamo quello sul picco delle emissioni, che potrebbe essere raggiunto entro il 2025, dato che l’Iea scommette su una riduzione dell’approvvigionamento di energia globale di gas, carbone e petrolio: oggi l’80% dell’energia nel mondo è prodotta da fonti fossile, entro il 2030 potrebbe essere il 73%.

“La transizione verso l’energia pulita sta avvenendo in tutto il mondo ed è inarrestabile. Non è una questione di ‘se’, è solo una questione di tempo: prima la facciamo meglio è per tutti noi – ha affermato il direttore esecutivo dell’Iea Fatih Birol – I governi, le aziende e gli investitori devono sostenere le transizioni verso l’energia pulita anziché ostacolarle. I vantaggi offerti sono immensi, tra cui nuove opportunità industriali e posti di lavoro, maggiore sicurezza energetica, aria più pulita, accesso universale all’energia e un clima più sicuro per tutti. Tenendo conto delle tensioni e della volatilità in corso nei mercati energetici tradizionali di oggi, le affermazioni secondo cui petrolio e gas rappresentano scelte sicure per il futuro energetico e climatico del mondo sembrano più deboli che mai”.

 

Rinnovabili in crescita

L’Iea sostiene che siamo dunque vicini al punto in cui la domanda di combustibili fossili inizierà a calare. Una previsione realizzata sulla base di dati che mostrano una buona crescita delle energie rinnovabili nel corso degli ultimi anni, basti pensare che dal 2020 gli investimenti in energia pulita sono aumentati del 40%, prevalentemente per tre motivi: la riduzione delle emissioni climalteranti; la spinta economica verso tecnologie “mature” capaci di creare nuovi posti di lavoro; la sicurezza energetica.

Non tutte le tecnologie pulite vivono però lo stessa fase di espansione. La filiera dell’eolico, per esempio, non si sta trasformando al ritmo aspettato, di contro, ci sono dei settori che stanno accelerando sempre di più. È il caso delle auto elettriche: nel 2020 solo un’auto venduta su 25 era alimentata a batteria, quest’anno una su cinque – qui per l’articolo “Biocarburanti ed e-Fuels sono davvero una soluzione alternativa all’elettrico?”.

In generale nel 2023 sono state installate più di 500 gigawatt (GW) di rinnovabili nel mondo. Si tratta di un record segnato grazie all’aumento degli investimenti, per esempio quest’anno più di un miliardo di dollari al giorno è stato orientato allo sviluppo dell’energia solare.

 

Le previsioni Iea al 2030

Nel prossimo futuro le fonti rinnovabili giocheranno di sicuro un ruolo più determinante nel mercato energetico rispetto a quello attuale. La situazione descritta dal Weo, infatti, mostra un mondo al 2030 dove circoleranno quasi 10 volte il numero di auto elettriche rispetto a oggi (negli Usa è per esempio previsto che il 50% delle nuove immatricolazioni saranno elettriche nel 2030), e dove il fotovoltaico solare sarà in grado di generare più elettricità di quanto in questo momento se ne sta producendo in tutti gli Stati Uniti.

In generale, le energie rinnovabili potrebbero contribuire per l’80% alla nuova capacità di produzione di energia, con il solare che rappresenterà più della metà di questa espansione: entro la fine del decennio si prevede che il mondo avrà una capacità produttiva di oltre 1200 GW di pannelli solari all’anno.

Numeri non banali, soprattutto per quanto riguarda il comparto elettrico, che entro il 2030 sarà per la metà ad appannaggio delle rinnovabili: oggi il 30% dell’elettricità viene prodotta da tecnologie pulite, nel 2030 le rinnovabili incideranno per il 50% nel mix elettrico globale. Per fare un esempio, l’Iea stima che gli investimenti destinati a nuovi progetti eolici offshore saranno il triplo di quelli indirizzati a nuove centrali elettriche alimentate a carbone e gas. Ma il processo di elettrificazione interesserà anche le nostre case: nel 2030 le pompe di calore, sistemi di riscaldamento e raffrescamento basati sull’elettricità, venderanno più delle caldaie dipendenti dai combustibili fossili.

Il Weo considera in dettaglio anche la variabile “geopolitica” dedicando ampio spazio alla situazione cinese. La Cina ha infatti una grossa influenza sulle tendenze energetiche globali. Lo studio evidenzia che, mentre la crescita economica rallenta, la domanda totale di energia di Pechino è destinata a raggiungere il picco intorno alla metà di questo decennio “con una continua crescita dinamica dell’energia pulita che metterà in declino la domanda di combustibili fossili e le emissioni del Paese”.

 

Per l’Accordo di Parigi non basta, resta alta la domanda di fossili

Quelli appena descritti sono scenari costruiti a partire dalle impostazioni e dalle politiche messe in campo dai governi per la transizione energetica ed ecologica. Per essere realizzati, dunque, necessitano di una forte e decisa azione governativa, al contrario di quanto successo nel corso degli ultimi decenni, soprattutto per quanto riguarda le politiche di taglio delle emissioni climalteranti. Atra considerazione da fare, che emerge da quanto scritto nel Weo, è legata proprio alla mitigazione. Pur rispettando gli scenari al 2030, “resta molto difficile limitare il riscaldamento globale a 1,5°C (obiettivo dell’Accordo di Parigi, inteso come aumento medio della temperatura terrestre rispetto al periodo preindustriale). Oggi la temperatura media globale è già di circa 1,2°C, sono necessarie misure ancor più stringenti”. Anche se venissero realizzate, non bastano dunque le politiche che i governi hanno pianificato fino a ora.

L’Iea inoltre ricorda che il settore energetico odierno è anche la causa principale dell’inquinamento dell’aria, un elemento di preoccupazione che accomuna l’intero Pianeta, basti pensare che attualmente oltre il 90% della popolazione è costretta a respirare un’aria insalubre, capace di provocare la morte prematura di oltre sei milioni di persone l’anno.

Se da una parte crescono le rinnovabili dall’altra si registrano, però, segnali preoccupanti. Per esempio sull’accesso all’elettricità e sulla “cucina pulita” (cioè senza combustibili fossili), che in molte zone servirebbe a ristabilire una qualità dell’aria accettabile, si registra un rallentamento o addirittura un’inversione di tendenza in alcuni Paesi.

In generale, l’Iea sottolinea che, nonostante le rinnovabili, “allo stato attuale la domanda di combustibili fossili è destinata a restare troppo elevata per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi. Ciò rischia non solo di peggiorare gli impatti climatici dopo un anno di caldo record, ma anche di minare la sicurezza del sistema energetico stesso, costruito per un mondo più fresco con eventi meteorologici meno ‘estremi’. I costi dell’inazione potrebbero essere enormi: anche l’impressionante crescita dell’energia pulita, stimata sulle politiche attuali, farebbe rimanere le emissioni globali talmente elevate da portare l’aumento di temperatura media globale a circa 2,4°C in questo secolo”.

 

Le proposte sulla decarbonizzazione dell’Iea

Per far sì che lo scenario delle politiche dichiarate, identificato nello studio dall’acronimo Steps, coincida con quello delle politiche che servirebbero per raggiungere la neutralità climatica al 2050, l’Iea avanza una serie di proposte di breve termine, da realizzare entro il 2030. Si tratta di cinque azioni chiave in grado allineare il mondo dell’energia all’obiettivo dell’Accordo di Parigi. In estrema sintesi, bisogna:

  1. triplicare la capacità delle fonti rinnovabili nel mondo;
  2. raddoppiare il tasso di miglioramento dell’efficienza energetica;
  3. ridurre del 75% le emissioni di metano derivanti dalle attività legate ai combustibili fossili;
  4. costruire meccanismi di finanziamento innovativi e su larga scala per triplicare gli investimenti in energia pulita nelle economie emergenti e in via di sviluppo;
  5. stabilire misure per garantire un declino ordinato nell’uso dei combustibili fossili, inclusa la fine delle nuove approvazioni di centrali elettriche alimentate a carbone.

“Ogni Paese deve trovare il proprio percorso. Sul tema la cooperazione internazionale è fondamentale per accelerare la transizione verso l’energia pulita – ha detto infine Birol -. La velocità con cui diminuiranno le emissioni dipenderà in gran parte dalla nostra capacità di finanziare soluzioni sostenibili per soddisfare la crescente domanda di energia da parte delle economie mondiali in rapida crescita. Tutto ciò sottolinea l’importanza vitale di raddoppiare la collaborazione e la cooperazione, non di ritirarsi da esse”.

Articolo pubblicato su asvis.it

 

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