Accelera la fusione dei ghiacciai in Groenlandia
La fusione della calotta glaciale della Groenlandia ha subito una chiara accelerazione nell’estate del 2019. Un nuovo studio sull’argomento conferma che la fusione dei ghiacciai artici sta avvenendo a una misura maggiore di quello che ci aspettavamo. Un fattore in grado di velocizzare il cambiamento climatico, alquanto “insolito” e non previsto nemmeno dai modelli climatici dell’IPCC. In sostanza: se il trend venisse confermato servirebbero misure ancor più urgenti per centrare l’Obiettivo dell’Accordo di Parigi (mantenere la temperatura media terrestre entro l’aumento di 2°C, rispetto al periodo preindustriale, facendo il possibile per restare al di sotto di 1,5°C).
Secondo lo studio “Unprecedented atmospheric conditions (1948–2019) drive the 2019 exceptional melting season over the Greenland ice sheet” pubblicato su “The Cryosphere” la calotta glaciale si è fusa a un ritmo record nel 2019, e molto più velocemente rispetto alla media degli scorsi decenni. Le analisi suggeriscono che nel solo luglio 2019 il ghiaccio superficiale ha perso circa 197 gigatonnellate, quantità equivalente a circa 80 milioni di piscine olimpiche.
Ciò che ha spinto questa “anomala” fusione, ci informa lo studio, sono state le condizioni di alta pressione durate per 63 dei 92 giorni estivi nel 2019. Molto di più rispetto al passato, basti pensare che la media del periodo 1981-2010 è di soli 21 giorni. Una situazione simile già vissuta dai ghiacciai della Groenlandia nel 2012, e che sembra divenire sempre più frequente.
“È il segnale di allarme che dobbiamo urgentemente cambiare il nostro modo di vivere per mitigare il riscaldamento globale. È probabile che le proiezioni fatte in passato dall’IPCC fossero troppo ottimistiche”, ha affermato Xavier Fettweis, co-capo del tema di ricerca, presso l’Università di Liegi.
Tra le altre scoperte, il team riferisce che quasi il 96% della calotta glaciale ha subito un processo di fusione nel 2019, rispetto a una media di poco più del 64%, calcolata sempre tra il 1981 e il 2010.
Ulteriori analisi hanno mostrato che il livello e la distribuzione della fusione sono strettamente legati a una serie di fattori, tra cui i livelli di nevicate e il riflesso della luce solare (noto come albedo), nonché la nuvolosità e l’assorbimento della luce solare. Tutti questi fattori, sostiene lo studio, sono stati influenzati dalla persistente zona ad alta pressione sulla calotta glaciale della scorsa estate, guidata dal riscaldamento globale.
“Questo dimostra che gli eventi di fusione estrema stanno diventando molto più frequenti – ha commentato Poul Christoffersen, glaciologo dello Scott Polar Research Institute dell’Università di Cambridge, in merito alla ricerca -. Gli anni dove si registra una fusione estrema della calotta glaciale possono essere visti come eventi naturali esacerbati dai cambiamenti climatici”.
Capire il ruolo che gioca il cambiamento climatico nella fusione dei ghiacciai della Groenlandia, sostiene infine lo studio, è di fondamentale importanza, sia per comprendere come i cambiamenti climatici impattino in un luogo determinante per la stabilità del clima terrestre, sia per migliorare le stime attuali e future sull’innalzamento del livello del mare.